Intervista a Paola Maria Liotta: tra la pandemia e la necessità di salvaguardia dell’ambiente

Paola Maria Liotta vive e lavora ad Avola, dove nel Polo Liceale dell’Istituto Superiore Statale “E. Majorana” insegna materie letterarie e latino. Il suo ruolo di insegnante si lega perfettamente a quello di scrittrice, infatti la sua produzione ha inizio nel 2009, con la pubblicazione del suo primo libro di liriche: Del vento, e di dolci parole leggere.
La sua produzione letteraria è instancabile, seguiranno altre pubblicazioni – poesie e romanzi – fino ad arrivare al romanzo, attraverso il quale abbiamo avuto il piacere di conoscerla: Nel grande regno di Thulas. Storia di natura, di macachi e di amicizia. Edito da Algra Editore e pubblicato nel novembre del 2021.

In occasione di questa nuova uscita e della scoperta – da parte nostra – di questa scrittrice, abbiamo avuto il piacere di porle alcune domande:

Da dove nasce l’idea di Thulas e dei macachi?

L’idea di Thulas nasce, nel 2020, da un forte bisogno di valorizzare la natura e la sua bellezza, in ogni componente ed essere la costituisca. Peraltro, i macachi e i gorilla sono una specie non solo a rischio di estinzione – in alcune aree del nostro pianeta – ma anche più esposte a contrarre il covid-19. 
Durante il primo “lockdown”, in ognuno di noi c’era un enorme bisogno di stare all’aria aperta, perciò è insorto con una certa urgenza il desiderio, la volontà, di trovarmi immersa in scenari naturali come quelli descritti nel romanzo e, insieme, l’esigenza di tutelare foreste, bacini idrografici, montagne e tutti quegli habitat violati dallo sfruttamento, inquinati, disboscati, depredati senza pietà.
Durante la prima ondata pandemica l’idea di una Thulas da difendere si è fatta strada in me, trovando voce senza necessità di forzare la mano. Era già scritta, la storia, ed è la storia che si ripete, della Foresta Amazzonica e delle persone coraggiose che la difendono, dei villaggi devastati dalla siccità, delle nostre colline e dei territori che, estate dopo estate, vengono distrutti nella morsa degli incendi dolosi, giusto per addurre alcuni degli esempi più eclatanti che vengono perpetrati a danno dell’ambiente, degli ecosistemi e della vita, di ogni forma di vita sulla Terra.

Lo stile di vita degli animali può influenzare positivamente lo stile di vita dei lettori più piccoli?

Bisogna essere consapevoli del fatto che veicolare dei contenuti attraverso storie fantastiche, storie di animali, storie all’apparenza lontane da noi, ma correlate al nostro presente e all’attualità, come nel caso di Thulas – dove infatti interverranno una coraggiosa giornalista e un fotoreporter – permette di interessare anche i più giovani, regalando loro una narrazione piacevole e avventurosa, ma anche ricca di spunti di riflessione. Ed è quanto mi sono proposta. Poi, il piacere di narrare si è incrociato magnificamente con la mia predisposizione a evidenziare l’aspetto formativo delle vicende narrate, in un mondo simile al nostro, quello dei macachi e delle macache della Grande Foresta, e dei loro amici animali, un mondo che riserva molte sorprese e si fonda su valori autentici. L’amicizia, quello portante.

All’interno del romanzo si possono cogliere lievi riferimenti a mitologie greche?

Sì, mi è molto piaciuto anche questo aspetto: nonna Era, detta la Grande Mamma (con un occhio alla Grande Madre Terra), oppure la piccola Aspasia, lo stesso nome del gamberetto di fiume Alpheus, amico delle cucciole di Thulas e della piccola Elsa, sono stati degli echi che hanno preso corpo da sé sulla pagina, anche in questo caso non calcando la mano. Collocano la vicenda in una dimensione atemporale e, proprio per questo, di carattere universale. Le vicende di Thulas, infatti, sono vicende in cui ognuno potrà ritrovare un pezzo di sé, delle proprie idealità e della propria terra, che va preservata dagli esiti nefasti di uno sviluppo non sostenibile né eticamente volto al rispetto della natura e del prossimo.

Il messaggio principale del libro può essere un monito di speranza per i più piccoli a salvaguardare specie e paesaggi a rischio?

Certamente, anche perché i più piccoli e i giovani sono molto sensibili a questo problema. Si pensi alla giovane attivista Greta Thunberg… Al pensiero del coraggio e della perseveranza di cui ha dato finora prova, il cuore mi si riempie di speranza. Però gli adulti, dobbiamo dirlo, non sono stati dei grandi modelli di virtù da seguire, prova ne sia la situazione attuale in cui versiamo. Le ondate di caldo anomalo ne sono esempio eclatante. Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno.

La contaminazione dell’uomo in questi bellissimi paesaggi ha un peso rilevante? Quanto?

Direi determinante. L’essere umano si muove come il famoso elefante nel negozio di porcellane, e ciò è doppiamente grave: l’elefante non ha colpa dell’essersi ritrovato in una situazione poco congeniale, né gli può essere addebitata la distruzione di ciò che gli ostruisce il passaggio verso l’uscita, e di cui non ha cognizione. Gli esseri umani, invece, sono colpevoli degli abusi perpetrati e devono correre ai ripari, se vogliamo che tutto cambi e si arresti il conto alla rovescia verso il depauperamento incontrollato e, di conseguenza, l’irrimediabile catastrofe finale.

Ha mai pensato anche ad una versione a fumetti o con delle illustrazioni?

Ci avevo pensato e ne ho parlato con esperti del settore. La versione illustrata, però, non ha avuto corso e, di ciò, un po’ mi spiaccio. Tuttavia penso che il messaggio raccolto nel mio libro possa comunque avere un risalto e ottenere il gradimento di chi leggerà quanto narro, le vicende sono descritte in una successione di quadri abbastanza particolareggiati, che nulla lasciano all’immaginazione. Ho inteso tratteggiare una bella sinfonia di voci, ne ho percepito e riversato sulla carta i colori, i suoni, gli odori, e queste voci tutte bene assortite chiedono solo una cosa, di salvare la loro terra, quindi le tante Thulas del mondo. Insomma, che ognuno compia un piccolo, grande passo, con i mezzi a disposizione, non è poi difficile, anzi.

Ringrazio la Redazione di Follow the White Rabbit e Claudia per questa bella intervista, sperando in un futuro di salvaguardia dell’ambiente, di solidarietà e di rispetto.  

Claudia Pratillo

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