Cyrano de Bergerac: l’uomo, l’amore, la poesia

Cyrano de Bergerac è una celebre commedia teatrale in cinque atti, creata da Edmond Rostand nel 1897 ed ispirata a Savinien Cyrano de Bergerac, scrittore francese seicentesco.
Da allora, tante sono state le sue rappresentazioni teatrali e cinematografiche a cui si aggiunge Cyrano (2021) diretto da Joe Wright.

La storia è ben nota: Rossana (Haley Bennett) è una giovane ed avvenente orfana, in cerca dell’amore vero, quello che non sia disposto a fare compromessi. Lei è oggetto del desiderio ed è contesa da più uomini. Da una parte troviamo il nobile De Guiche (Ben Mendelsohn), un uomo concentrato solo su sé stesso e su ciò che vuole, dall’altra parte troviamo il poeta Cyrano (Peter Dinklage)  ed infine il bel Christian de Neuvillette (Kelvin Harrison Jr.), un soldato innamorato incapace di esprimere i propri sentimenti a causa dell’educazione impartita all’epoca ai giovani destinati alla carriera militare.

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C’era una volta Cenerentola…

C’era una volta un gentiluomo che, in seconde nozze sposò una donna che più superba non s’era mai vista. Aveva costei due figlie che in tutto le somigliavano. Dal canto suo, il marito aveva una figlia così dolce e buona che non si può immaginare: somigliava molto a sua madre che era stata la donna più brava del mondo. Subito dopo le nozze, la matrigna dette subito sfogo alla sua cattiveria. Non riusciva a sopportare le doti della giovinetta che le rendevano più odiose le sue figlie e per tal motivo la incaricò di svolgere i più bassi servizi della casa: era compito suo lavare i piatti, spazzare le scale e fare tutte le faccende domestiche.  Dormiva in un granaio in cima alla casa, in un misero letto di paglia contrariamente al lusso in cui vivevano le sorelle. La ragazza sopportava tutto con pazienza e non osava lamentarsi col padre, il quale, soggiogato dalla moglie, l’avrebbe certamente sgridata. Finito il suo lavoro si sedeva accanto al camino sporcandosi con la cenere e per tal motivo la minore delle due sorelle la chiamava Cenerentola.

Comincia così la fiaba di Cenerentola di Charles Perrault a cui è ispirata la nuova Cenerentola  diretta da Kay Cannon e uscita il 3 settembre 2021 su Amazon Prime video.

A differenza di quella sopracitata, Cenerentola di Amazon vuole essere una favola moderna ed emancipata, rappresentata sotto forma di musical e con una narrazione semplice e leggera che la rende adatta a tutte le fasce d’età.

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“Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo” sedici anni prima – Ratched

Se salvi una vita sei un eroe, se salvi cento vite sei un infermiere.
Mildred Ratched

Il 18 settembre 2020 usciva su Netflix la serie Tv Ratched ispirata al personaggio di Mildred Ratched, infermiera sadica di Qualcuno Volò sul nido del cuculo. Nonostante non si tratti di un personaggio nuovo per i più – si ricordano il romanzo di Ken Kesey (1962) e il film del 1975 che fece vincere l’Oscar a Louise Fletcher per il medesimo personaggio – il produttore e regista Ryan Murphy decide di distaccarsi totalmente dai precedenti adattamenti e ambienta la sua serie tv nel 1943, ben 16 anni prima degli avvenimenti raccontati nel film e nel libro. 
Bisogna immaginare che nel 1943 la Seconda Guerra Mondiale era nel suo pieno ed aveva aperto le porte ad un gran numero di conseguenti problematiche che coinvolsero tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti d’America, in cui è ambientata la serie. Se da una parte, la guerra portò con sé morte e devastazione – basti pensare a tutti i giovani caduti sotto le armi e tanti altri sopravvissuti ma mentalmente provati da ciò che furono costretti a vivere – dall’altra parte si aprì un’età prospera per i molti progressi e sperimentazioni in vari ambiti, tra cui quello della psiche umana.
Fatta questa premessa, la serie tv, come verrà detto nel sesto episodio della serie, composta da otto puntate, ha lo scopo di raccontare chi fosse davvero Mildred Ratched:

Vorrei aver conosciuto Mildred Ratched prima che il mondo la cambiasse. Prima che qualcuno la convincesse che per sopravvivere bisogna costruirsi un muro intorno e non lasciare entrare nessuno, mai.”
Gwendolyn Briggs

Se dapprima, grazie alle precedenti “storie” l’infermiera si presentava come una donna inspiegabilmente chiusa, anaffettiva e di indole crudele; grazie al lavoro registico di Ryan Murphy vengono fuori gli aspetti più intimi della sua vita a partire dall’infanzia, le sue relazioni e la vita sessuale.

L’infermiera Mildred Ratched (Sarah Paulson) ottiene, grazie al suo curriculum ed a metodi non propriamente limpidi, di entrare a far parte dello staff medico del Lucia State Hospital: una delle cliniche psichiatriche più famose della California, diretta dal Dottor Hanover ( Jon Jon Briones), segnato dal suo pesante passato, il quale sperimenta sui suoi pazienti le più svariate terapie del periodo per la cura delle malattie psichiatriche; basti citarne una per suscitare sgomento: la lobotomia.

Tra i pazienti del dottor Hanover: Edmund Tolleson (Finn Wittrock) , un ragazzo problematico, che apre la serie tv compiendo un omicidio plurimo con un proprio filo logico per vendicare il suo passato. Fin dall’inizio si trova sotto il controllo della caposala Betsy Bucket (Judy Davis).

Alla loro storia si intrecciano inesorabilmente quelle di Gwendolyn Briggs (Cynthia Nixon) segretaria del Governatore della California e  di Lenore Osgood (Sharon Stone) una ricca ereditiera che assume Charles Wainwright (Corey Stoll) come sicario per attuare una vendetta in favore del figlio Henry (Brandon Flynn) .
Tra tanta cattiveria e depravazione troviamo l’inserviente Huck Finnigan (Charlie Caver) un ex soldato con lesioni al viso causate dalla guerra che mostra quella pietà tanto agognata dai pazienti della clinica.

La scelta delle location influisce non solo nel rendere magnifica la fotografia – ogni frame potrebbe essere estrapolato ed esposto in musei data l’estrema precisione della ripresa – ma anche nel fornire informazioni interessanti per la trama; ad esempio: il Lucia State Hospital era un ex centro termale per i ricchi dall’arredo lussuoso nei toni del blu fiordaliso, rosso corallo e alabastro. La clinica ha bisogno dei fondi del Governatore della California (George Milburn) il quale userà come esempio dell’efficacia delle nuove sperimentazioni psichiatiche, la vicenda di Edmund Tollson che diventerà anche uno dei punti cardinali per la sua campagna elettorale. O, per fare un altro esempio, il Motel in cui è ospitata Mildred usato come metafora di un forziere dei segreti e dei demoni della donna. Una menzione a parte merita l’attento lavoro di Lou Eyrich e Rebecca Guzzi, costumiste della serie. Per loro, il regista dette particolari direttive sull’uso del colore che non doveva prevedere rossi, arancioni o viola perché usati nella serie per altri elementi (la luce, infatti, varia a seconda delle emozioni dei personaggi). L’unico rosso ammesso era il colore del rossetto dei personaggi femminili che varia tonalità a seconda dell’indole più o meno malvagia del personaggio.

Per esclusione, le costumiste hanno optato per tonalità differenti del verde e del blu; colori che generalmente hanno una connotazione positiva, qui diventano simbolo di invidia, lussuria, oppressione e persino violenza. Ci si distacca quindi dal candore delle divise del ’75 donando ai personaggi un aspetto completamente nuovo.
Il verde, quindi è presente in tutta la serie e nelle sue più svariate sfumature a partire dalle divise del personale medico del Lucia in cui possiamo notare una sorta di gerarchia del costume: Mildred e l’infermiera capo Betsy indossano una divisa a maniche lunghe, abbottonata davanti, con una cintura in vita e di colore verde intenso; gli infermieri indossano maglietta e pantalone in varie sfumature di verde e le apprendiste infermiere, di cui è simbolo la lussuriosa Dolly (Alice Englert), indossano abiti a maniche corte con sopra un grembiule di un verde più chiaro.

Il Dottor Hanover, invece, indossa completi nelle più scure tonalità del verde e del blu che indicano il suo ruolo più alto nella clinica.

Per l’abbigliamento dei pazienti, si evita il più possibile l’uso dei camici (relegati solo a determinati momenti come gli interventi) e si preferisce farli vestire con normali abiti civili; tutto ciò ha lo scopo di rendere l’atmosfera della clinica più vicina ad un centro riabilitativo che non ad un centro di sanità mentale.

Per il personaggio di Edmund le costumiste si sono ispirate ai look di James Dean e Marlon Brando. Li rivediamo moltissimo nei look alla “bad boy” con la giacca di pelle e i jeans dalla vita alta. Per questi ultimi, in particolare, sono state usate salopette a vita alta, modificate secondo le necessità e abbinate a t-shirt morbide dell’epoca.

Per i look di Mildred invece si predilige l’uso di colori sgargianti e tagli netti, utili ad enfatizzare serietà e l’autorità tipiche del suo ruolo da infermiera,  ma ancora di più il riferimento al New Look di Dior (che nasce nello stesso anno in cui è ambientata la serie) che ritroviamo espressamente citato nel tailleur giallo all’inizio della serie e in quello bianco usato nell’ultima puntata. Non sono gli unici abiti che indosserà nella serie, la protagonista sfoggia un guardaroba ricchissimo di elementi e di dettagli particolarmente interessanti, un esempio è sicuramente il completo blu abbinato ad accessori verdi. Unico riferimento al film del 1975 sono le acconciature che man mano evolvono sino ad arrivare nelle ultime puntate ad acconciature fortemente ispirate a quelle di Mildred Ratched interpretata da Louise Fletcher. 

Per i costumi di Gwendolin  le costumiste hanno scelto di ispirarsi a Carole Lombard e Katharine Hepburn, per le scene al lavoro, invece, si prediligono abiti più sobri e dall’aspetto mascolino, liberamente ispirati a Rosalind Russel.

I look di Lenore Osgood sembrano usciti dal guardaroba di una delle grandi dive del cinema in bianco e nero. E’ una figura particolarmente eccentrica con abiti d’epoca o d’ispirazione vintage ricchissimi di accessori come guanti, pellicce e gioielli. Un dettaglio che ho apprezzato molto è che i suoi costumi seguono le stesse linee della luce e del colore: dapprima bianchi, poi verdi, rossi e infine di nuovo bianchi.  Tutti i suoi look sono abbinati a quelli della piccola Petunia (la sua scimmietta cappuccina) cui è stato realizzato un guardaroba apposito ispirato a Shirley Temple.

La grande cura dei dettagli riesce a creare una finta ed inquietante perfezione che, contrapposta al disordine mentale dei suoi protagonisti, suscita nell’osservatore una forte inquietudine che accompagnerà sino agli ultimi minuti dell’ultima puntata.

Alessandra Passantino Belli